martedì 30 dicembre 2008

Buon anno


Lo staff di PasseggiandosuiMontiLepini augura a tutti un sereno e felice 2009

giovedì 25 dicembre 2008

Incrocio Sprone Maraoni - Monte Malaina


Monti Lepini: L'incrocio tra gli itinerari n. 20 (Sprone Maraoni) e n. 17 (Monte Malaina)

martedì 23 dicembre 2008

Gorga - Sprone Maraoni. Itinerario

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giovedì 18 dicembre 2008

Da Gorga a Sprone Maraoni

Dall’abitato di Montelanico si raggiunge il paese di Gorga (766 m), il più alto dei Monti Lepini, giunti al quale, in corrispondenza di una statua, si imbocca sulla destra via della Libertà, una strada che porta nei pressi del Fosso delle Cannavine. Giunti alla conca del Monte Pietracquare si parcheggia l’automobile e da qui iniziano i percorsi CAI n. 17 (Monte Malaina) e n. 20 (Sprone Maraoni), tra i più suggestivi che si possono effettuare in questo territorio. La strada sterrata prosegue attraversando il fondovalle della Valle dei Canali e, dopo aver attraversato una zona dove sono presenti alcune rudiste, arriva alla Fonte San Marino (1.143 m). Proseguendo in direzione est, in prossimità della valle fra Monte Alto e Monte Pisciarello, si incontra, passando per un bosco, prima una sorgente, e quindi diversi pianori erbosi, dove sono presenti diversi fenomeni carsici (doline), fino all’incrocio con il sentiero CAI n. 17 che porta al Monte Malaina. Il sentiero n. 20 piega in direzione est e, attraversando un bosco di faggi, arriva ai Pianori del Lontro (1.245 m) caratteristici per la presenza di alcuni rifugi. Una volta attraversato il pianoro si arriva ai piedi dello Sprone Maraoni, dalla cui vetta (1.328 m) si può ammirare un affascinante panorama sulla Valle del fiume Sacco e sui Monti Simbruini. La vegetazione prevalente é costituita da faggi e rari esemplari di tasso e agrifoglio.
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Quota partenza: 810 m
Quota massima: 1.340 m
Dislivello totale: 600 m
Difficoltà: media
Distanza: 14.500 m
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Tempo totale: 7h 00min
Ascesa: 3h 30min
Discesa: 2h 30min
Sosta pranzo: 1h 00min
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Itinerario
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martedì 16 dicembre 2008

Pratiglio

Monti Lepini: Le doline di Pratiglio

giovedì 11 dicembre 2008

Salsicce con fagioli

Ingredienti (per 4 persone)
- 1/2 kg fagioli (bianchi di spagna);
- 1 bicchiere di vino bianco secco;
- 1/2 kg di pomodori pelati;
- 8 salsicce;
- 2 spicchi aglio;
- cipolla;
- sedano;
- salvia;
- 4 cucchiai olio extravergine di oliva;
- sale;
- peperoncino;

Preparazione
Tenere a mollo i fagioli in acqua con un pizzico di sale per 18-24 ore e poi lessarli. Mettere le salsicce in una padella con un pò d’acqua e un cucchiaio d’olio per sgrassarle. A fuoco vivace, dopo 2-3 minuti bucherellarle per far uscire il grasso e aggiungere il vino bianco. Evaporato il vino, dopo circa 7-8 minuti spegnere il fuoco. Eliminare tutto il grasso. In una teglia mettere l'olio , gli spicchi di aglio un po' schiacciati e 2-3 grosse ciocche di salvia e un pò di cipolla. Far rosolare l'aglio per 3-4 minuti a fuoco vivace, quindi eliminarlo dala teglia. Aggiungere il peperoncino e i pomodori pelati, abbassando il fuoco al minimo e coprire. Far cuocere per 10 minuti rigirando 2 o 3 volte. Aggiungere i fagioli (lessati in precedenza, piuttosto al dente) e le salsicce. Girare con cura, far cuocere a fuoco lento per altri 10 minuti (assaggiare e aggiustare di sale nel frattempo), rigirando qualche volta ancora.

martedì 9 dicembre 2008

Il Campo di Segni

Monti Lepini: Il Campo di Segni

giovedì 27 novembre 2008

Selva Piana - Monte Malaina. Itinerario


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giovedì 20 novembre 2008

Bosco innevato


Monti Lepini: Un bosco innevato

martedì 18 novembre 2008

Appallocco di fave o fagioli

Ingredienti (per 4 persone)
- ½ Kg di fagioli borlotti secchi o fave piccole secche;
- ½ Kg di fiore di mais;
- 200 mg di pancetta tesa stagionata oppure di salsicce;
- 1 bicchiere di olio extra-vergine;
- peperoncino grattugiato;
- 3 spicchi di aglio;
- sale;

Preparazione
Lessare i fagioli e aggiungere il sale. Soffriggere metà della pancetta con mezzo bicchiere di olio extra vergine. Aggiungere i fagioli con un pò di acqua di cottura. Aggiungere 75 cl di acqua. Aggiungere lentamente girando con un cucchiaio di legno il fiore e cuocere per circa 20 minuti. Salare quanto basta. Nel frattempo soffriggere 1 etto di pancetta tagliata a dadini con aglio e mezzo bicchiere di olio extra-vergine. Mettere il preparato di fiore in un un piatto largo. Aggiungere quindi in superficie il soffritto precedentemente preparato. Spolverare con pecorino e peperoncino.

giovedì 13 novembre 2008

Il Monte Malaina


Monti Lepini: Il Monte Malaina visto dalla Piana dell'Erdigheta

giovedì 6 novembre 2008

Ilex aquifolium

L’Ilex aquifolium denominato comunemente Agrifoglio, è una pianta appartenente alla famiglia delle Aquifoliaceae. Il rametto tipico di agrifoglio ha la chioma di tipo piramidale, la corteccia liscia e i rami di colore verde scuro. Cresce spontaneo in diverse zone sui Monti Lepini. Le foglie sono di diversa misura e dimensione, con un margine spinoso nei rami più bassi delle giovani piante, intero nelle piante adulte. I fiori sono piccoli e riuniti in fascetti ascellari, con 4 petali di colore bianco o rosato durante l'inverno portano piccoli globi di colore rosso vivo lucente a maturazione, contenenti 2-4 semi.

martedì 4 novembre 2008

Zuppa di pane e fagioli

Ingredienti (per 4 persone)
- 1/2 Kg fagioli borlotti secchi;
- 1/2 kg pane casareccio raffermo;
- 3/4 bicchiere olio extravergine di oliva;
- 1 cipolla;
- peperoncino;
- olive salate;

Preparazione
Tenere a mollo i fagioli per 18-24 ore e poi lessarli. Soffriggere la una cipolla con l’olio quindi aggiungere i fagioli lessati con circa ¼ di litro di acqua di cottura. Portare il tutto ad ebollizione e aggiungere il sale quanto basta. Tagliare il pane a fettine. In un’insalatiera fare uno strato di pane e aggiungere il preparato precedentemente fatto se necessario fare un secondo stato. Coprire con un piatto rovesciato l’insalatiera e aspettare circa 20 minuti. Servire tagliuzzando sopra mezza cipolla cruda. Servire con vino rosso e accompagnare con olive salate.

martedì 28 ottobre 2008

Quercus Cerris

Il Cerro (Quercus cerris) è una pianta della famiglia delle Fagaceae. Il termine Cerro deriva dal latino “cerrus”. E’ una pianta arborea alta circa 20-30 m. E’ un albero con i fusti dritti, la chioma folta ed ellittica. La circonferenza del tronco può raggiungere anche i 6 metri. Nelle piante adulte la corteccia è fessurata in senso longitudinale. Il fondo dei solchi è rossastro di colore grigio-brunastro, ruvida, dura e spessa. Le gemme sono lunghe sino a 2,5 cm, pelose e strette, corte e tozze, ovoidali e ad apice appuntito od ottuso. I frutti sono costituiti da ghiande ovoidali, di dimensioni varie, con striature longitudinali, marrone-rossastro. La cupola che ricopre la ghianda per circa ½, di diametro di 2-3 cm, con scaglie lunghe ad apice ricurvo che formano una frangia attorno al bordo. Le foglie sono caduche, alterne, semplici, verde-grigie; da giovani con peluria presente di più nella parte inferiore e lungo le nervature; da adulte quasi glabre, un po' ruvide e di consistenza membranacea (cartacea). Il Cerro si adatta a condizioni climatiche molto differenti anche se preferisce climi temperati e con un certo grado di umidità. Può vivere sino a 400 anni. Sui Monti Lepini sono presenti diversi esemplari di querce secolari soprattutto nella zone della valle le Gotte. Il cerro viene utilizzato anche nella medicina popolare. La droga è data dalla corteccia che viene impiegata per fare decotti (5 gr/100 ml di acqua) astringenti per infiammazioni emorroidarie, della pelle e delle mucose (gola, gengive, ecc.). utilizzato per lavaggi e gargarismi. Si possono fare anche tisane per diarree e disturbi intestinali dimezzando i gr per 100 ml di acqua. In farmacia vengono utilizzate le cosiddette noci di galla per la produzione di un tannino che serve come astringente.

giovedì 23 ottobre 2008

Le caldarroste

Forse questo modo di consumare le castagne è il più diffuso perche il frutto appena cotto emana un profumo inconfondibile e penetrante che rende la caldarrosta irresistibile. Per ottenere una perfetta caldarrosta occorre cuocere le castagne in una padella forata su una sorgente viva di calore: uno strato uniforme di brace molto viva. La castagna va incisa su tutta la lunghezza della parte bombata prima di metterla a cuocere, dapprima lentamente sollevando la padella e lasciando riposare fuori della sorgente di calore non appena si avverte che le castagne si avviano alla cottura, in seguito al riposo si mettono sul fuoco vivo per qualche minuto fino a far bruciacchiare la prima buccia; a questo punto la caldarrosta è pronta, il suo profumo si disperderà tutto intorno e mangiarle sarà un vero piacere.

giovedì 16 ottobre 2008

Tartufini di castagna

Ingredienti (per 4 persone)
- 1 kg di polpa di castagna;
- 250 g di zucchero;
- qualche foglia di alloro;
- sale;
- vaniglia;
- 1/2 bicchiere di rhum;
- cacao amaro;

Preparazione
Si parte dalla polpa di castagna ricavata dal frutto bollito in abbondante acqua leggermente salata ed aromatizzata con qualche foglia di alloro. La polpa deve essere privata da qualsiasi pellicina quindi passata al setaccio ed aromatizzata con vaniglia. Per dolcificare la polpa è preferibile scaldarla lentamente a bagno maria e quindi quando la polpa supera i 50 gradi aggiungere lentamente lo zucchero (250 g per 1 kg di polpa) rimestando accuratamente la polpa fino ad inglobare tutto lo zucchero; la polpa diverrà più morbida. A questo punto aggiustare e profumare la polpa con maraschino o rhum a piacere, quindi far cuocere la polpa fino a quando essa raggiungerà una consistenza tale da poter fare con essa delle palline senza che si appiccichi troppo alle dita. Formare le palline di circa 2 cm di diametro e farle rotolare su un leggero strato di cacao amaro indi per presentarle si possono deporre in pirottini di carta di opportuna grandezza. Il dolce non avendo conservanti va consumato nel più breve tempo possibile (un giorno) conservandolo al frigo in scatole chiuse.

martedì 14 ottobre 2008

La castagna

La castagna é un frutto molto diffuso e in passato e' stato un alimento base per il suo alto valore energetico. Le molte qualita' di castagne si raggruppano in due categorie, le 'castagne' e i 'marroni'. Le prime, piuttosto piccole, sono schiacciate da un lato e con la buccia resistente e di colore. brunoscuro. I marroni sono piu' grossi, più dolci e a forma di cuore, con buccia piu' chiara e striata. La principale caratteristica delle castagne e' l'elevatissimo contenuto in amido e il conseguente alto valore calorico , che le rendono sconsigliabili per i soggetti in sovrappeso e per i diabetici. A causa della bassa digeribilita' non sono adatte ai bambini molto piccoli e a chi ha problemi di digestione; per il loro contenuto di amido sono da evitare negli ulcerosi e nei colitici.

Valori nutrizionali: (189 Kcal per 100 g) - Proteine 3,5 - Lipidi 1,8 - Vitamine PP,B1,B2 - Minerali: Fosforo,potassio,calcio,sodio,ferro

giovedì 9 ottobre 2008

Montelanico - XLVI Sagra della Castagna


Si sa che nei piccoli borghi l'attaccamento al proprio paese, anche se non manifestato chiaramente, è viscerale e radicato. A volte viene fuori in tutta la sua schiettezza. Nel caso di Montelanico questo avviene durante la Sagra della Castagna. La Sagra ha raggiunto la sua 46esima edizione. Un'atmosfera indescrivibile che fin dal mattino si respira quel giorno. Un crepitio di fuochi accesi, un continuo movimento di persone, inebriate dal quell'odore tipico di caldarroste, che sembrano non aspettare altro che di essere degustate dai visitatori. E' come se tutto l'ambiente si chiudesse a protezione di vecchie tradizioni, stimolato dalla voglia di contribuire alla realizzazione della manifestazione del paesano. Nel centro storico, poi, c'è un via vai continuo: chi prepara, chi fa assaggiare orgoglioso il suo vinello, chi visita le mostre, chi torna per ritrovare e ritrovarsi. Lungo i vicoli che lo intrecciano di storie recenti e più antiche, si possono incontrare dei pittori che fermano su tela degli attimi in angoli dove ogni momento ha lasciato il segno. Si sfidano per aggiudicarsi il primo premio del Concorso di Pittura Estemporanea "Il Riccio D'Oro"; ogni anno appuntamento fisso per pittori che vogliono mettersi alla prova e far conoscere la loro arte. Come si è accennato prima, sono aperte durante la Sagra, mostre, di castagne e marroni locali, di artigianato locale che aiutano il turista ad apprezzare e a conoscere meglio il paese ed i suoi abitanti, attraverso oggetti che hanno accompagnato le giornate di contadini, artigiani e massaie fino a qualche tempo fa.

Programma

Venerdi 17 Ottobre 2008
ore 20.00 - Apertura stands gastronomici
ore 21:00 - Musica popolare con il gruppo “Mediterranti”. Piazza Cavour

Sabato 18 Ottobre 2008
ore 17.30 - Piazza Vittorio Emanuele Spettacolo Musicale con gli “Enotri”, gruppo folk lucano
ore 19.30 - Apertura stands gastronomici
ore 21.00 - “Parquaria“ ed “Enotri“ in concerto, incontro-gemellaggio tra la tradizione lepina e quella lucana. Piazza Vittorio Emanuele

Domenica 19 Ottobre 2008
ore 09.00 - Timbratura delle tele partecipanti al Concorso di Pittura Estemporanea “Il Riccio d’Oro”
ore 10.00 - Apertura Mostra Castagne, Marroni e Artigianato, in via San Pietro e piazza Vittorio Emanuele - Esposizioni dei lavori realizzati dagli alunni delle scuole
ore 10.15 - Apertura Mostra Micologica, in piazza Vittorio Emanuele
ore 12.00 - Gruppo Sbandieratori di Artena “Alfieri del Cardinal Borghese”
ore 13.00 - Apertura Stands Gastronomici
ore 14.30 - Spettacolo Musicale Itinerante con gli "Enotri"
ore 16.00 - Piazza Vittorio Emanuele esibizione del gruppo folk “Norbensis” di Norma
ore 17:00 - Apertura Mostra e Premiazione dei quadri partecipanti al Concorso di Pittura Estemporanea “Il Riccio d'Oro”. Sala Garibaldi
ore 18.00 - Estrazione di una Lotteria Gastronomica
ore 19.00 - Musica popolare con il gruppo “Popularia”

Fonte: Comune di Montelanico

martedì 7 ottobre 2008

Geologia dei Monti Lepini

Dove oggi si trovano i Monti Lepini, milioni di anni fa si estendeva un mare tropicale abitato da organismi in gran parte ormai estinti: pesci, molluschi, alghe e coralli. Percorrendo i sentieri, se si osserva con attenzione, è possibile riconoscere all’interno dei corpi rocciosi affioranti forme riferibili a fossili (frammenti di gusci o scheletri animali) o a tipiche strutture geologiche (piani di stratificazione o di fatturazione variamente deformati) che raccontano di esotici ambienti naturali del passato e delle trasformazioni avvenute nel corso di milioni di anni. Tra le testimonianze fossili sono facilmente riconoscibili le rudiste, caratteristici molluschi dal guscio a forma di cono e dimensioni variabili fino ad alcune decine di centimetri, vissute nel periodo Cretacico e poi estinte alla sua fine (circa 65 milioni di anni fa) contemporaneamente ai più famosi dinosauri e ad altri gruppi di esseri viventi. Nel territorio di Montelanico, tali particolarità sono facilmente osservabili salendo il versante che dalla località Pietrito porta alle rovine dell’antico “Castello di Collemezzo” . Numerose forme carsiche superficiali sono inoltre presenti sul territorio. Le doline, piccole conche o depressioni superficiali del terreno con diametro variabile da alcuni metri a decine di metri, localizzate in genere in zone a debole pendenza, sono spesso ricoperte da un deposito di terra rossa poco permeabile (residuo insolubile derivante dalla dissoluzione delle rocce calcaree), che favorisce l’accumulo di acqua utilizzata dagli animali selvatici o allo stato brado. Numerosi anche gli inghiottitoi, chiamati localmente “ovisi”. Sono aperture superficiali del terreno, di qualche metro di diametro, che danno accesso alla fitta e complessa rete di cavità sotterranee facenti capo a varie sorgenti sparse nel territorio.

giovedì 2 ottobre 2008

Castello del Monte Prunio

Posto su un’altura omonima, il castello del Monte Prunio domina l’abitato di Montelanico e la valle del torrente Rio. Del castello di epoca medievale rimangono alcuni tratti delle solide mura di cinta che corrono lungo il limitare del monte a forma di pentagono irregolare. L'interno del castello è ora soffocato da un groviglio di arbusti che solo in qualche parte lasciano intravedere basamenti di pareti divisionali. Sul castello del Monte Prunio per molto tempo venne esercitato un sistema di feudalesimo collettivo, tanto che nel secolo XIII ne risultano proprietari ben quattro feudatari, tra cui le famiglie De Insula e De Colle Medio, vincolati reciprocamente da diritti e doveri in vista di interessi comuni da tutelare. Stretti in un’alleanza difensiva i feudatari potevano erigere entro le mura del castello una o più torri di avvistamento impegnando ciascuno i propri vassalli. Il primo documento sul Castello del Monte Prunio è del 1088, nel quale si menziona la chiesa di Santa Croce di Pruni. Il maniero venne distrutto agli inizi del 1500. Ci volle un papa per sedare inevitabili diverbi di convivenza. Dovette personalmente intervenire Innocenzo III a riconciliare Filippo e Giordano De Insula con Lando De Colle Medio, condomini di Pruni, in contesa su alcuni diritti goduti comunemente. Così scriveva il Pontefice a Lando di Collemezzo che abusivamente aveva costruito una torre all'interno del castello di Pruni. "Da alcuni dei loro testi è stato provato che alcuni di vostri servi avevano lanciato delle tegole dalla loro casa, qualche altro pezzo di legno, quantunque dalla parte dei vostri testi venga affermato che furono gettate dal vento". Era la primavera del 1213. Il castello del Monte Prunio offre all'escursionista un incantevole panorama di Montelanico e dell'interno della valle del Rio.

martedì 23 settembre 2008

Il Campo di Montelanico

Monti Lepini: Il Campo di Montelanico visto da Monte Lupone

martedì 16 settembre 2008

Baloci

I baloci sono castagne moderatamente secche che vengono sbucciate e messe a cuocere con poca acqua: In virtù della perdita di acqua queste castagne, una volta cotte, risultano molto più dolci di quelle fresche. Con esse si possono guarnire dolci, preparare tortini per poi guarnirli con panna o cioccolato a piacere oppure più naturalmente consumarle appena cotte ancora calde accompagnate da un buon vino rosso.

giovedì 11 settembre 2008

Dalla Chiesa dell'Annunziata a Muro Antico. Itinerario

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martedì 9 settembre 2008

Montelanico visto dal Monte Prunio


Monti Lepini: Montelanico visto dal Monte Prunio

giovedì 4 settembre 2008

Dalla Chiesa dell'Annunziata a Muro Antico


Dall’abitato di Montelanico si prende la strada statale 609 che porta verso il paese di Carpineto Romano dove si parcheggia l’automobile. L’escursione inizia in località “Chiesa dell’Annunziata” prendendo la strada asfaltata che passa a destra della chiesa in direzione nord-est. Dopo circa 1 km si svolta a sinistra su una strada sterrata che diventa successivamente una mulattiera. Si costeggia quindi un fossato che si sviluppa lungo la “Valle Canzona” passando all’interno di un bosco di leccio. Si arriva quindi alla località “Il Tolfo” dove è presente un pozzo recentemente ristrutturato quindi, superata una recinzione, si arriva in località “Muro Antico” dove sono presenti i resti di antiche mura poligonali, probabilmente facenti parte di un’antica abitazione di epoca romana, oltre a una cava di calcare utilizzata probabilmente per costruire la struttura delle mura.


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Quota partenza: 520 m
Quota massima: 875 m
Dislivello totale: 450 m
Difficoltà: bassa
Distanza: 6.500 m
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Tempo totale: 4h 00min
Ascesa: 2h 00min
Discesa: 1h 30min
Sosta pranzo: 30min
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Itinerario
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martedì 2 settembre 2008

giovedì 28 agosto 2008

La Grotticella

La Grotticella è un’antica sorgente di epoca romana. E’ ubicata presso la località “Valle le Gotte”, un altopiano che si trova tra il Campo di Montelanico e il Monte Perentile ai confini tra i Comuni di Montelanico e Norma. L’acqua, ancora oggi ancora freschissima, venne raccolta, dagli abitanti di questi luoghi, in una cisterna scavata nella roccia, i cui resti sono tuttora visibili, vicino alla quale sono presenti i resti di antiche mura poligonali di un antico insediamento.

martedì 26 agosto 2008

Lilium bulbiferum

Il Giglio di S. Giovanni (Lilium bulbiferum) comunemente denominato anche giglio rosso è una pianta erbacea perenne alta circa 30-80 cm, con un piccolo bulbo a sezione trigona dalle squame appuntite. Ha il fusto eretto con la base macchiata di porpora. Le foglie sparse e con nervature parallele, alla base sono picciolate e lanceolate, le cauline sono progressivamente ristrette e le superiori portano all’ascella un bulbillo. I fiori, in numero di 1 – 5 sono eretti e costituiti da 3 petali esterni ellittici, acuminati, e 3 interni subspatolati, di colore giallo aranciato o rosso aranciato, a volte con punteggiature brune. Il frutto è una capsula ovoide a più semi che maturano da agosto a settembre. Questa pianta vive lungo le pendici prative umide ed assolate, le vegetazioni ad alte erbe, gli arbusteti, i boschi radi su terreno calcareo da 500 a 2.000 m di altitudine. Il nome del genere lilium è il nome latino di giglio, il nome della specie significa portatore di bulbi, con riferimento ai bulbilli posti all’ascella delle foglie superiori o comunque al bulbo posto nel substrato. E’ una specie di notevole bellezza che, per il suo colore e la sua grande visibilità è oggetto di raccolte indiscriminate, tanto che è stata opportunamente inserita tra le specie protette. Sui Monti Lepini si può trovare sulle pendici del Monte Malaina e del Monte Gemma nei mesi che vanno da maggio a luglio.

giovedì 21 agosto 2008

Torta di castagne

Ingredienti (per 6 persone)
- 1,5 kg. di castagne;
- 150 gr. di zucchero;
- 150 gr. di cacao amaro;
- 250 gr. di panna montata;

Preparazione
Lasciare bollire le castagne in abbondante acqua salata, poi tagliarle a metà e svuotarle della polpa da passare a setaccio. Allargare il tritato per farlo asciugare bene, per circa 2 ore. A parte, in un recipiente, versare il cacao, lo zucchero, amalgamare con la pasta di castagna. Comporre sul piatto di servizio e coprire con la panna.

martedì 19 agosto 2008

Sorbo domestico

Il Sorbo domestico (sorbus domestica) è una pianta che appartiene alla famiglia delle Rosaceae. E' presente sui Monti Lepini ma è originario dell'Europa Meridionale, dalla Spagna alla Crimea e all'Asia Minore, spesso coltivato per i frutti anche fuori dal luogo dove era cresciuto. In Italia si trova sporadico in tutta la penisola e nelle isole, nei boschi montani di latifoglie preferenzialmente su substrato calcareo. L’albero è alto fino a 13 metri, molto longevo, i rami sono grigi e la gemma quasi glabra e vischiosa. Le foglie sono alterne e lunghe fino a 20 cm, con 6-10 paia di foglioline ovale o lanceolate sessili, dentate ai margini e acute all'apice. I fiori sono numerosi con il calice a cinque lacinie triangolari acute. Il frutto e' lungo da 2 a 4 centimetri, di colore giallo-rossastro-arancione e punteggiato diventa di colore bruno a maturità. La polpa e' verdognola e dolce quando il frutto è maturo. I frutti sono commestibili e maturano in autunno e sono molto ricercati dalla fauna selvatica. I frutti, di sapore acidulo, ricchi di acido malico e vitamina C, diventano dolci, con polpa farinosa molle. I frutti vengono utilizzati per fare sidro, confetture, liquori e salse. I frutti hanno proprietà astringenti, diuretiche, detergenti, rinfrescanti e tonificanti. Dal legno giovane si estrae un liquido scuro per tingere tessuti. Il tannino estratto dalle foglie un tempo serviva per la concia delle pelli. Il legno, colorato in rosso bruno, ad alburno più chiaro, e' duro ed elastico e trova impiego nella costruzione di pezzi sottoposti a forte attrito, oltre che in falegnameria per attrezzi rurali e casalinghi, lavori da tornio ed intaglio. Il sorbo domestico, è indicato per la coltivazione biologica e per la valorizzazione di zone marginali. E’ impiegato anche a scopo ornamentale.

giovedì 14 agosto 2008

Pian delle Faggeta - Monte Semprevisa. Itinerario

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martedì 12 agosto 2008

Da Pian della Faggeta a Monte Semprevisa


Dal paese di Montelanico si raggiunge la località di Pian delle Faggeta (882 m) nel comune di Carpineto Romano dove si parcheggia l’automobile. Da qui inizia il sentiero dell'anello della Semprevisa che passa prima vicino ad una pianta di tasso e poi nei pressi alla Fonte dell’Acquicciola. Dopo alcuni tornanti si prosegue verso una cresta dove si possono ammirare il Monte Malaina e il Monte Gemma e quindi si attraversa un bosco di faggi al termine del quale ci si ritrova nella suggestiva Piana dell’Erdigheta dove si apre uno spettacolare panorama a 360° sulla pianura, le isole pontine e l’intero litorale laziale. Si continua a salire per l’ampio pianoro erboso fino ad incontrare la vetta del Monte Pizzone (1.313 m). Da qui si prosegue sulla cresta e si raggiunge in pochi minuti il Monte Erdigheta (1.336 m), si incrocia il percorso che porta all’Eremo di Sant’Erasmo, quindi attraversato un bosco di faggi, (possibile piccola deviazione verso destra per la Fonte del Sambuco), si possono notare gli imbocchi recintati di due abissi (ovisi), tra cui l'"Abisso  Consolini", che si inoltrano per centinaia di metri all’interno di questo terreno carsico. Si raggiunge quindi la vetta del Monte Semprevisa (1.536 m) da dove si può godere un panorama veramente affascinante sul litorale pontino. Da qui inizia la discesa che passando per un fitto bosco di faggi arriva alla “Sella” dove si incrociano i sentieri che portano alla Fonte Rapiglio e al Monte Capreo. Si prosegue sempre in discesa e si arriva alla Fonte dell’Acqua di Mezzavalle e quindi al punto di partenza iniziale di Pian della Faggeta.
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Quota partenza: 882 m
Quota massima: 1.536 m
Dislivello totale: m. 750
Difficoltà: media
Distanza: 13.500 m
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Tempo totale: 8h 00min
Ascesa: 4h 00min
Discesa: 3h 00min
Sosta pranzo: 1h 00min
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Itinerario
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giovedì 7 agosto 2008

Dal Campo di Montelanico alla sorgente Acquaviva

Da Montelanico si raggiunge il Campo di Montelanico (788 m) dove si parcheggia l’automobile. L’escursione inizia attraversando il campo in direzione sud e si raggiunge dopo pochi minuti la “Pantana Camenardo”, una pozza naturale, oltrepassata la quale, si prosegue mantenendo la recinzione sulla destra fino al suo termine. L’escursione continua in direzione ovest fiancheggiando un muro a secco e quindi si prosegue, verso sud-ovest fra due colli, il “Colle della Dogana” e la “Costa delle Tommelle”, fino al termine di un secondo muro a secco. Da qui si continua attraverso una pianura fino alla località “ jò Santo”. Scendendo per una mulattiera (tratto dell’antica strada di collegamento fra gli abitati di Norma e Montelanico) verso la località Ospedaletto si svolta a sinistra all'altezza di un cartello indicatore e si arriva ad “Acqua Viva”, splendida sorgente in fondo alla valle. Nei pressi della fonte inizia il sentiero di risalita che, fiancheggiando un fosso, in direzione Sud-Est porta in uno bosco di faggi e cerri dove è possibile incontrare anche qualche esemplare di agrifoglio. Alla fine del bosco, in un ampio pianoro c'è il pozzo della Selva di Norma. Continuando in direzione Nord-Est si arriva in località “Valle le Gotte” e proseguendo per circa 150 m. verso Sud-Est, dopo aver svoltato a sinistra, salendo per circa 200 m. si arriva in prossimità del “colle Zappetella” dove è ubicata “la Grotticella”, cisterna di notevole pregio di epoca romana nei pressi della quale appaiono resti di mura poligonali. Sulla strada del ritorno, verso la valle, in direzione Nord-Ovest dopo circa 1 Km si raggiunge il “Colubro”, una grossa pozza, dove con un po’ di fortuna, si può vedere l’Airone Cenerino.
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Quota partenza: 788 m
Quota massima: 800 m
Dislivello totale: m. 230
Difficoltà: media
Distanza: 7.000 m
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Tempo totale: 5h 30min
Ascesa: 2h 00min
Discesa: 2h 30min
Sosta pranzo: 1h 00min

giovedì 31 luglio 2008

Thymus serpyllum

Il Timo serpillo (thymus serpyllum) é un piccolo arbusto aromatico, perenne e cespuglioso, originario delle regioni mediterranee. Esistente allo stato selvatico, è tra le piante aromatiche più conosciute e apprezzate per il suo uso culinario, terapeutico e ornamentale. Sui Monti Lepini è molto diffuso. Il suo fusto é strisciante e molto ramificato. Le foglie sono piccole e di colore verde-grigio, i fiori sono di colore bianco-rosato o lilla. Il timo fiorisce dalla primavera all'estate. Della pianta si utilizzano le sommità fiorite e le foglie, fresche o essiccate. Le foglie sono più aromatiche quando la pianta é in fiore. Il timo serpillo é una varietà di timo molto apprezzata in cucina per la delicatezza dell'aroma: rispetto al timo comune contiene infatti una minor quantità di timolo ed olio essenziale. Il timo serpillo possiede proprietà benefiche per l'apparato respiratorio; in medicina naturale viene utilizzato, oltre che per le sue virtù antisettiche, aperitive, antispasmodiche, digestive, espettoranti, anche come detergente e disinfettante della pelle. In cucina il timo serpillo é utilizzato in molteplici preparazioni, dalle minestre alle carni, dalle frittate al pesce e anche nei sughi. E’ un rimedio naturale contro la forfora, l'infuso di timo e rosmarino si usa nell'ultimo risciacquo dei capelli. Sembra inoltre che il timo, aggiunto nelle salamoie e nelle carni conservate, prevenga la formazione di muffe.

martedì 29 luglio 2008

Il Monte Pizzone

Monti Lepini: La vetta del Monte Pizzone

giovedì 24 luglio 2008

Croce di Capreo

Nel 1651 furono poste, dagli abitanti di Carpineto Romano, 3 croci sulla sommità del monte Capreo. La croce di mezzo, adornata delle reliquie dei SS. Vittorio, Felice, Fortunato e Fulgenzio, fu tolta dal convento di San Pietro e portata sul Monte Capreo in processione. Nel 1864 furono benedette 3 nuove croci, essendo state abbattute quelle collocate in precedenza. Il 5 settembre 1896, nell'ultima seduta generale del XIV Congresso Cattolico Italiano radunato in Fiesole, veniva annunciata l'iniziativa, già approvata e benedetta da Papa Leone XIII, per rendere omaggio a Gesù Cristo Redentore. Si formava il Comitato Locale Romano, presieduto dal Comm. Filippo Tolli, che aveva in diverse diocesi italiane dei corrispondenti, attraverso i quali portare ad esecuzione pratica l'idea che, fra tante, fu la prescelta dal Comitato Romano: consacrare 19 monti di diverse regioni italiane con la costruzione di altrettanti Monumenti a Gesù Cristo Redentore. La posa della prima pietra avvenne il 26 agosto 1900 e la costruzione terminò il 29 agosto 1901. La base del monumento è una piramide tronca, di m. 5 di lato, alta m. 7 su cui si innalza una croce in ferro battuto, alta m. 20,50, del peso di 38 quintali, con raggiera di m. 4 di diametro. All’interno il basamento presenta un ampio riparo. A causa di danni irreparabili, mediante pubblica sottoscrizione e interessamento della Regione Lazio, venne ricostruito nel dopoguerra.

martedì 22 luglio 2008

Pian delle Faggeta - Monte Capreo. Itinerario

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martedì 15 luglio 2008

Festa della Madonna di Collemezzo

Dall’abitato di Montelanico si prende la strada che porta verso il Campo di Montelanico dove si parcheggia l’automobile. L’escursione inizia in località “Puzzo Novo” e prosegue verso la “Pantana Camenardo” superata la quale si entra nella “Riserva Volubro” dove si trova un esemplare secolare di pianta di carpino. Oltre la riserva, in direzione sud, si entra nella “Valle Le Gotte” e, proprio in prossimità del sentiero, si può ammirare una pianta maestosa di quercia. L’escursione prosegue sempre all’interno della “Valle Le Gotte” verso “La Grotticella”, una sorgente di antica epoca romana e quindi, in prossimità dell’inizio del sentiero si arriva ad un bosco con diversi esemplari secolari di cerri, faggi e carpini. Dalla “Valle le Gotte” si ritorna quindi in località “Puzzo Novo” dopo circa 2h e 30min di escursione.
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Quota partenza: 788 m
Quota massima: N/A
Dislivello totale: inesistente
Difficoltà: bassa
Distanza: 4.500 m
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Tempo totale: 2h 30min
Ascesa: 1h 15min
Discesa: 1h 15min

giovedì 10 luglio 2008

Marmellata di more

Ingredienti
- 1,5 kg di more;
- 400 grammi di zucchero;

Preparazione
Lavare accuratamente le more, privarle del picciolo e metterle in una pentola antiaderente. Farle cuocere a fuoco dolce per circa 10 minuti e comunque finchè non si siano ridotte in poltiglia. Passare le more con un passaverdura i cui buchi non siano comunque molto larghi per eliminare i semini e i residui, quindi aggiungere lo zucchero e rimettere sul fuoco rimestando continuamente, fin quando la marmellata non si sarà addensata. Fare la prova piattino se la marmellata non scende sarà pronta. Versare la marmellata ancora bollente dei vasetti, che vanno chiusi e capovolti, finchè non saranno freddi.

martedì 8 luglio 2008

Taxus baccata

Il Tasso (Taxus baccata) è un albero sempreverde dell'ordine delle conifere. Ha una crescita molto lenta, per questo motivo in natura spesso si presenta sotto forma di piccolo albero o arbusto. In condizioni ottimali può raggiungere i 15–20 metri di altezza. La chioma ha forma globosa irregolare, i rami sono verdi e molto bassi. La corteccia é di colore bruno rossastro, inizialmente è liscia ma con l'età si solleva arricciandosi e dividendosi in placche. Le foglie sono lineari, leggermente arcuate, lunghe fino a 3 cm e di colore verde molto scuro nella pagina superiore, più chiare inferiormente; sono inserite sui rami con un andamento a spirale, in due file opposte. Sono molto velenose. I fiori maschili sono raggruppati in amenti, quelli femminili si trasformano in arilli. La pianta non produce frutti. Quelli che sembrano i frutti in realtà sono degli arilli, ovvero delle escrescenze carnose che ricoprono il seme. Inizialmente verdi, rossi a maturità, contengono un solo seme, duro e molto velenoso. La polpa invece è innocua e commestibile, viene mangiata dagli uccelli che ne favoriscono la diffusione. Gli animali mangiano i frutti, che non vengono macinati e digeriti perché mortali. Quando l'animale li espelle essi sono ancora intatti e si insediano nel terreno dando origine ad una nuova pianta, il tasso è quindi una pianta zoofila, che si serve degli animali per riprodursi. Senza gli animali gli arilli cadrebbero al suolo e non crescerebbero per la mancanza di luce e la concorrenza con la pianta madre per i sali minerali del terreno. In Italia si trova in zone montane, non molto frequentemente. Sui Monti Lepini sono presenti diversi esemplari. Nella foresta Umbra del Gargano, nella zona di Palena, Pescocostanzo provincia dell'Aquila e nella Riserva naturale guidata Zompo lo Schioppo (AQ) sono presenti diversi esemplari imponenti. Il Parco dei Nebrodi ospita, all'interno del bosco della Tassita, alcuni esemplari maestosi che raggiungono i 25 m di altezza.

Il principio attivo responsabile della tossicità di rami, foglie e semi, dove è presente in percentuale variabile fra lo 0,5 e il 2%, è una molecola estremamente complessa chiamata taxolo. Ha effetto narcotico e paralizzante sull'uomo e su molti animali domestici, a causa dell'inibizione nella sintesi dei microtubuli a livello cellulare. Gli organi che ne contengono di più sono le foglie vecchie. C'è però da dire ,invero, che molte di queste sostanze tossiche alle dosi presenti nella pianta, possono essere usate come principi attivi di prodotti chemioterapici per la lotta ad alcune forme di cancro.

Il nome comune deriva dal greco taxon che significa "freccia", e l'appellativo di “albero della morte” nasce proprio dal suo impiego nella fabbricazione di dardi velenosi e dalla sua caratteristica tossicità.

Storicamente il tasso è il legno per eccellenza nella costruzione di archi, e sin dalla preistoria è attestato il suo utilizzo per la fabbricazione di quest'arma. Ma la fama acquisita dal legno di questa pianta è dovuta soprattutto alla larghissima diffusione che ebbe durante il Medioevo nella costruzione di archi da guerra, soprattutto in Inghilterra (il famoso arco lungo era di tasso). Le caratteristiche che lo rendono così adatto alla fabbricazione di archi sono l'enorme resistenza, sia alla compressione che alla trazione, e l'incredibile elasticità.

giovedì 3 luglio 2008

Rosa canina

La Rosa canina è una delle innumerevoli specie di rose selvatiche comuni nelle nostre campagne, soprattutto nell'Appennino; si trova facilmente in tutta Europa e forma siepi alte fino a 3-4-metri. Questa pianta deve il nome “canina” a Plinio il vecchio che affermava che un soldato romano fu guarito dalla rabbia con un decotto di radici. È l'antenata delle rose coltivate. È un arbusto spinoso, alto 100 - 200 cm. Ha fusti legnosi glabri, con spine (rosse) robuste, arcuate, a base allungata, compresse. Le foglie sono composte da 5-7 foglioline ovali o ellittiche con margini dentati (denti semplici). I fiori, rosati hanno grandi petali e sono poco profumati. Fiorisce nei mesi di maggio e giugno. I suoi frutti carnosi e colorati in modo vivace (cinorroidi) raggiungono la maturazione nel tardo autunno. Viene largamente usata per i suoi contenuti di vitamina C e per il suo contenuto di bioflavonoidi (fitoestrogeni). I principi attivi (oltre alla vitamina C, tannini, acidi organici, pectine, carotenoidi e polifenoli) vengono usati dalle industrie farmaceutiche, alimentari e cosmetiche: fiori e foglie vengono usati in farmacopea, ad esempio, per la preparazione di infusi e tisane. I semi vengono utilizzati per la preparazione di antiparassitari ed i petali dei fiori per il miele rosato. Con i frutti si preparano ottime marmellate. I piccoli frutti della Rosa canina, risultano essere le "sorgenti naturali" più concentrate in Vitamina C, presente in quantità fino a 50-100 volte superiore rispetto agli agrumi tradizionali (arance e limoni) e per questo in grado di contribuire al rafforzamento delle difese naturali dell'organismo. (100 grammi di cinorrodonti contengono la stessa quantità di vitamina C o acido ascorbico contenuta in 1 chilo di agrumi). I Bioflavonoidi, presenti nelle polpa e nella buccia di numerosi frutti, esercitano un'azione sinergica alla Vitamina C, favorendone l'assorbimento da parte dell'organismo.

martedì 1 luglio 2008

Juniperus oxycedrus

Il Ginepro rosso (Juniperus oxycedrus) è una pianta della famiglia delle Cupressacee. Pianta arbustiva sempreverde che presenta un aspetto molto mutevole a seconda della zona di coltivazione. E’ una pianta spinosa, dalla crescita lenta, e cresce dove il clima é mite. Sui Monti Lepini forma cespugli più o meno alti. Le foglie sono aghiformi, di color verde argenteo. I piccoli fiori sono di colore giallo chiaro e appaiono in tarda primavera o all'inizio dell'estate. I frutti del ginepro sono bacche chiamate in botanica "galbuli", che, prima di giungere a maturazione, cambiando il colore verde in un viola scuro, con riflessi argentei, restano da due e tre anni sulla pianta. Ogni cespo presenta quindi contemporaneamente frutti maturi e frutti acerbi, ancora verdi. I galbuli presentano forma arrotondata, sono lievemente cerati, resinosi e molto aromatici. Il ginepro è pianta comune nei luoghi incolti situati presso il mare come in montagna, ove cresce numeroso nella zona del faggio, del castagno e delle querce. Questo arbusto è tipico dell'area mediterranea nella quale aleggia il suo piacevole profumo; predilige un terreno ben drenato, leggero, anche arido e un po'alcalino. Le bacche sono usate per aromatizzare arrosti, stufati e ripieni e per la preparazione di liquori; il distillato di ginepro è infatti alla base del "gin". Se, per cuocere le carni alla griglia, viene usata della legna di ginepro, questa comunica ai cibi il suo aroma. Le bacche del ginepro contengono un olio balsamico che ha proprietà stimolanti, disinfettanti, digestive, diuretiche e sudorifere. Per disinfettare la bocca e combattere l'alitosi si possono masticare 5 o 6 bacche fresche al giorno; sempre con le bacche fresche si prepara un decotto che favorisce la digestione e può risultare utile nel caso di malattie respiratorie. Poiché‚ può nuocere ai reni il decotto di ginepro va però sempre assunto, per uso interno, sotto stretto controllo medico. Se viene usato esternamente, per esempio aggiungendolo all'acqua del bagno, non presenta alcuna controindicazione ed è tonificante e riscaldante. L'intera pianta, se viene bruciata, deodora e rinfresca gli ambienti.

giovedì 26 giugno 2008

Il Monte Erdigheta

Monti Lepini: La vetta del Monte Erdigheta

martedì 24 giugno 2008

La piana dell'Erdigheta

Monti Lepini: La piana dell'Erdigheta

giovedì 19 giugno 2008

Pantana Camenardo


Monti Lepini: La Pantana Camenardo

martedì 17 giugno 2008

Campo di Montelanico - Monte Lupone. Itinerario

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martedì 10 giugno 2008

Carlina Acaulis

La Carlina (Carlina acaulis) è una pianta perenne, quasi senza fusto, e si trova aderente al terreno. Le sue foglie sono disposte a raggera e sono molto spinose. I suoi fiori compaiono da luglio a ottobre, sono bianco verdastri o argentati. Il suo achenio e' ricoperto di peli gialli ripiegati, la sua radice e' grossa, con lattice dall'odore sgradevole. La Carlina vive fino ad una altitudine di duemila metri e si può comunemente trovare nei boschi e terreni sassosi. Il fiore della carlina puo' considerarsi un piccolo igrometro: quando il tempo e' bello le bratte sono ben aperte e distese, in previsione di maltempo esse si inclinano verso l'interno, ricoprendo il capolino. Della Carlina si utilizza la radice, raccolta in autunno ed essiccata nel forno: ha proprieta' cicatrizzanti, diuretiche, sudorifere e serve per curare influenza, eczema, acne e fegato. Il decotto di carlina (50 grammi di radici tritate e bollite per 5 minuti in un litro di acqua, zucchero quanto basta, una tazza due o tre volte al giorno) serve per curare il fegato e favorire la digestione. Sulla Carlina esistono vari cenni storici e stando ad una leggenda l'imperatore Carlo Magno avrebbe somministrato ai suoi soldati un preparato di questa pianta per guarirli dalla peste.

martedì 3 giugno 2008

Editoriale

L’obiettivo di questo blog, nato su iniziativa di un gruppo di amici, durante una delle nostre recenti passeggiate, è quella di far conoscere meglio i Monti Lepini ovvero le montagne che circondano i luoghi dove siamo nati, andiamo in vacanza o semplicemente dove abbiamo scelto di vivere.

Sono montagne poco conosciute, ma allo stesso tempo luoghi bellissimi, pieni di fascino, ai quali tutte le persone che partecipano alla realizzazione di questa iniziativa sono molto affezionate.

Per questi motivi vogliamo mettere a disposizione le nostre esperienze, non solo agli appassionati di trekking, ma a tutte le persone che vorrebbero avere maggiori informazioni dal punto di vista paesaggistico, naturalistico, enogastronomico e anche archeologico.

Conoscere meglio questi luoghi significa soprattutto conservarli così come sono ora

Si ringrazia per la gentile collaborazione l'Associazione Pro Loco del Comune di Montelanico

Buona lettura a tutti