giovedì 12 novembre 2015

Sicurezza in montagna. Considerazioni


Dopo i recenti episodi avvenuti in diverse località dei Monti Lepini di escursionisti o cercatori di funghi che hanno perso l’orientamento, con conseguenze a volte anche tragiche, riteniamo utile pubblicare alcune semplici regole di sicurezza per chi decide di fare una passeggiata in montagna.

Una grossa percentuale degli incidenti che accadono in montagna coinvolgono gli escursionisti o i cercatori di funghi meno esperti: vuoi perché a volte non sono consapevoli delle difficoltà che può presentare l'itinerario scelto oppure perché non sono preparati ad un repentino cambiamento delle condizioni atmosferiche (in montagna accade di frequente), o semplicemente perché non posseggono un adeguato equipaggiamento.

Escursionismo. Alcune regole di sicurezza

Per chi si avvicina alla pratica dell'escursionismo è bene tenere a mente alcune regole di sicurezza molto importanti, atte a evitare che una piacevole passeggiata si trasformi in una sgradevole avventura in grado di porre in pericolo la vostra salute.

Osservazione del meteo
Prima dell’escursione consultate le previsioni meteo della zona e osservate con attenzione ogni cambiamento delle condizioni atmosferiche, anche il più piccolo. In caso di vento forte, nebbia in quota o pioggia non partite.

Non improvvisate
Pianificate il vostro itinerario. Prima di partire, raccogliete informazioni su lunghezza e difficoltà del tragitto che intendete compiere. Non dimenticatevi mai di informare qualcuno sul vostro percorso. Portate sempre con voi un telefono cellulare con batteria aggiuntiva. Portate con voi anche un semplice fischietto. Seguite sempre i sentieri segnalati. Portate con voi una cartina della zona. Meglio un GPS. In caso di dubbio meglio tornare indietro. Portate con voi i numeri telefonici del CNSAS della zona.

Niente esagerazioni
Prima di partire valutate attentamente le vostre condizioni psico-fisiche in rapporto al tragitto che volete compiere. Iniziate le escursioni di primo mattino, lasciandovi un adeguato margine per rientrare prima che faccia buio. Non partite mai per un’escursione il pomeriggio.

Equipaggiamento adeguato
Scegliete un equipaggiamento adeguato e soprattutto comodo all’escursione che intendete effettuare. Non dimenticate mai cibo e acqua in abbondanza e dentro lo zaino ci deve essere sempre la mantellina antipioggia e un pile anche se splende il sole. Magari anche un piccolo kit di pronto soccorso.

Andate piano
Seguite il vostro proprio passo di marcia, facendo in modo che sia moderato e regolare. Niente corse e ritmi veloci. Si suda tanto e non si gode la natura.

In caso di difficoltà
Se vi rendete conto di esservi persi usate il fischietto. Segnalate la vostra posizione fischiando ad intervalli regolari. Se a causa di una caduta o un incidente non siamo più in grado di proseguire fermatevi e mantenete la calma. Utilizzate il telefono cellulare e chiamate il 118 o il CNSAS, facendo presente a chi risponde che abbiamo bisogno di soccorso ma che si tratta di un intervento tecnico in montagna nella quale è necessario l'intervento del Soccorso Alpino. Fornite il maggior numero di indicazioni sull'incidente.


SE NON VI SENTITE SICURI NON PARTITE

Lo zaino da escusione

Lo zaino è una attrezzatura assolutamente necessaria per chi pratica l’escursionismo. La sua funzione è quella di contenere lo stretto indispensabile da portare con sè in montagna. La prima grande caratteristica, è l’adattabilità. Lo zaino deve essere comodo e aderire perfettamente alla schiena dell’escursionista. Deve essere confortevole, poiché in esso è stipato tutto il bagaglio per la sopravvivenza dell’escursionista durante la passeggiata. Il tessuto con cui lo zaino è fabbricato deve essere resistente, meglio se antistrappo ma soprattutto impermeabile. In montagna sono infatti frequenti temporali tanto improvvisi quanto violenti. Si consiglia comunque di proteggere lo zaino con un copri-zaino impermeabile. Le cinghie di compressione devono essere regolabili. Si stringono quando lo zaino non è a pieno carico. Questa operazione consente di distribuire il peso del contenuto su tutto lo zaino evitando che il peso vada sul fondo dello stesso, affaticando la schiena dell’escursionista. Le cinghie porta-materiale si trovano sull’estremità superiore dello zaino e servono per fissare oggetti (esempio i bastoncini da trekking). Sono un elemento prezioso perché permettono di ancorare saldamente lo zaino alla schiena evitando pericolose scivolate su percorsi accidentati o ripide salite. Il volume è la capacità di carico dello zaino da trekking. Per le escursioni giornaliere varia tra i 20 e i 50 litri. Le tasche sono gli accessori più utili. Più ce ne sono e meglio é. Il cappuccio è una tasca di modeste dimensioni, utile però a contenere oggetti che devono trovarsi a portata di mano come bussola, fazzoletti, macchina fotografica. La tasca porta-documenti si trova nel cappuccio ma è accessibile solo dall’interno dello zaino, in modo da tenere al sicuro portafogli e documenti. Le tasche laterali sono utilissime per contenere i generi di prima necessità, accessibili anche senza levarsi lo zaino: cioccolata, una borraccia o il GPS. Molti zaini contengono uno scomparto interno per l’acqua che viene bevuta tramite un beccuccio di plastica.

mercoledì 11 novembre 2015

Come prepararsi per l'escursione

La qualità e quantità del materiale variano a seconda della stagione in cui viene effettuata l’escursione e della durata della stessa. Nel seguito potete trovare un elenco indicativo delle cose necessarie e alcuni consigli utili che è possibile adattare alle proprie esigenze:

Acqua
L’acqua (minimo 2 litri) dipende dalla:
- stagione nella quale l’escursione viene effettuata;
- durata dell’escursione;
- quantità che ognuno è abituato a bere;
- presenza di fonti o sorgenti durante il percorso;

Indicazioni di massima:
Primavera - Estate: tra i 50 e i 75 cl per ogni ora di escursione
Autunno - Inverno: tra i 35 e i 50 cl per ogni ora di escursione

Cappellino (bandana) e guanti
In primavera-estate è consigliabile portare uno dei due per evitare insolazioni. Meglio se tutti e due. In inverno é preferibile un berretto di lana e un paio di guanti. Per i più freddolosi anche una sciarpetta.

Cibo
A seconda delle esigenze personali senza esagerare nelle dosi. Consigliabile soprattutto frutta specialmente nei mesi estivi.

Coltello multiuso
Per chi ne possiede uno è consigliabile portarlo per le più svariate esigenze.

Crema solare
Per chi ha pelli delicate e sensibili all’esposizione al sole. La crema solare di solito ha anche un effetto repellente nei confronti di mosche e altri insetti.

Fazzoletti umidi detergenti/disinfettanti
Impermeabile tipo k-way
Va portato sempre anche in primavera - estate. In autunno - inverno è preferibile una giacca a vento imbottita e impermeabile.

Indumenti
Indossare indumenti comodi e non attillati. Portare almeno 1 ricambio di biancheria.

Occhiali da sole

Scarponcini da escursione
Non utilizzare assolutamente scarpe a suola liscia oppure non utilizzate da molto tempo. E’ facile che la scarpa in montagna si deteriori in maniera irreparabile causando dolorose vesciche. Si consiglia di indossare prima un paio di calzini di cotone aderenti al piede e poi un altro paio di calzini o calzettoni.

Zaino
Deve essere leggero, resistente, capiente e comodo

Nota: la mattina dell’escursione è preferibile fare un’abbondante colazione. E’ sconsigliato effettuare l’escursione a digiuno.

venerdì 6 novembre 2015

martedì 27 ottobre 2015

La via Francigena del Sud. Da Carpineto Romano a Montelanico

Si parte da Carpineto Romano presso il Monastero di Sant’Agostino e, attraverso la via che porta alla località di "Pian della Faggeta", (via Rerum Novarum), dopo circa 3 km si incontra sulla destra una fontana. Qui inizia la Via Francigena del Sud, una strada sterrata che rappresentava, nel Medio Evo, una delle vie di comunicazione fra le zone interne dei Monti Lepini e gli insediamenti presenti nella pianura pontina. L’escursione prosegue attraversando un castagneto e quindi si sale fino a quota 1.100 m presso il valico sito in località “Valle Cengia” (Possibile deviazione per "Abbazia di Valvisciolo"). Da qui si prende la direzione nord e la via Francigena del Sud scende fiancheggiando il Monte Perentile in prossimità del quale, nei pressi di un’antica costruzione rurale, si può ammirare un rarissimo esemplare di cerrosughera. La discesa continua dentro ad un bosco, verso la località “Valle le Gotte” dove, oltre ad un pozzo risalente agli inizi del 1700, sono presenti diversi esemplari secolari di “quercus cerris” e una sorgente sita in località “La Grotticella” presso la quale sono ancora visibili i resti di antiche mura poligonali. Proseguendo lungo la valle si arriva al Campo di Montelanico, presso la “Pantana Camenardo” dove si prosegue per un antico tratturo che dall’altopiano di Collemezzo raggiunge l’abitato di Montelanico passando nelle vicinanze dell'antico "Castello di Collemezzo".
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Quota partenza: 700 m
Quota massima: 1100 m
Dislivello totale: 750 m
Difficoltà: media
Distanza: 15.000 m
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Tempo totale: 07h 00min
Ascesa: 3h 30min
Discesa: 2h 30min
Sosta pranzo: 1h 00min
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Itinerario
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Profilo Altimetrico
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Immagine 3D
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(riproduzione riservata)

martedì 29 settembre 2015

Maltagliati alla Sacrestana



Maltagliati alla Sacrestana
 
Ingredienti: ( per 12/15 persone )
3 hg farina di ceci
7 hg farina di grano duro
6 hg di ceci secchi
1 cipolla grande
1 costa di sedano con alcune foglie
250g di polpa di pomodoro
20 girate di olio extravergine
Pepe q.b.
Peperoncino q.b.
2 rametti di rosmarino
1 foglia di alloro

Procedimento per la sfoglia:
Mettete in ammollo i ceci per 12 ore e cuoceteli con un rametto di rosmarino. Impastate la sfoglia con acqua (circa 3 bicchieri). Fatela riposare circa ½ ora incartata con la pellicola di plastica. Ricavate quattro pezzi dall’impasto e stendeteli con il mattarello ricavando la sfoglia di uno spessore non troppo sottile. Cospargete la sfoglia con una spolverata di farina e realizzate i maltagliati.

Procedimento per il condimento:
Tagliate a dadini la costa di sedano, uno spicchio di aglio e la cipolla, quindi fate un soffritto fino a quando la cipolla sarà dorata.
Aggiungete due mestoli di ceci, il pepe, il restante rosmarino e una foglia di alloro e continuate a rosolare per qualche minuto, girando continuamente il soffritto. Aggiungete il pomodoro e successivamente circa un litro e mezzo di acqua, le foglie di sedano e salate. Fate bollire a fuoco lento, girando il condimento per non farlo attaccare, fino a quando il sedano sarà cotto aggiungete i ceci (meglio se con tutta l’acqua di cottura) e fate bollire qualche minuto. Mettete a bollire in una pentola a parte, circa 4 o 5 litri di acqua, salate a vostro piacimento, quindi cuocete i maltagliati (saranno cotti quando verranno a galla). A questo punto scolateli e metteteli nel condimento conservando un po’ di acqua di cottura per diluire la minestra. Aggiungete se volete il peperoncino.
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(Riproduzione riservata)
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giovedì 24 settembre 2015

La via Francigena del Sud. Chiesa di Sant'Agostino



Lungo la Via Francigena del Sud. Carpineto Romano. La chiesa di Sant'Agostino

(riproduzione riservata)

Passeggiata lungo la Via Francigena del Sud



Dall’Associazione Pro Loco di Montelanico riceviamo e pubblichiamo:

Lo scorso 13 Settembre 2015 si è svolta una passeggiata lungo la via Francigena del Sud, dall’abitato di Segni fino a Carpineto Romano passando per l'Altopiano di Collemezzo (Montelanico).

A questa giornata ha partecipato, insieme ad un folto gruppo di partecipanti, anche l’Associazione Pro Loco di Montelanico che, negli anni scorsi, ha contribuito, tramite la sua sezione escursionismo, a identificare e segnalare il percorso della via Francigena del Sud.

L’Associazione Pro Loco di Montelanico organizza ogni anno, nei mesi estivi, passeggiate lungo i sentieri dei Monti Lepini. Tra le mete più suggestive segnaliamo Monte Lupone, Monte Capreo, Monte Malaina, Monte Gemma, Monte Semprevisa, Monte Pruni con il suo Castello medioevale, il Castello di Collemezzo e il Castello di Monte Lungo.

E’ una occasione per chi partecipa alle escursioni per approfondire la conoscenza dei Monti Lepini, ammirare il suggestivo paesaggio e aprire una finestra sulla storia delle nostre montagne che spazia dal Medio Evo fino ai giorni nostri.

Un ringraziamento a tutti quelli che hanno partecipato alla passeggiata della via Francigena del Sud e alla sezione escursionismo dell’Associazione Pro Loco

Associazione Pro Loco di Montelanico
Il Presidente
Alfredo Riccioni

giovedì 20 agosto 2015

Dal Pietrito alla Punta dei Briganti

Dal paese di Montelanico si raggiunge in automobile la località “Pietrito” (350 m). Il sentiero inizia in direzione Ovest verso la località "Framunti" dove il 21 dicembre 1868 venne catturato il brigante Cesare Panici. L’escursione prosegue costeggiando il fianco del Monte la Croce, e proseguendo attraverso un bosco di querce si giunge alla località “Funno Cellino”. Qui si attraversa un fossato e si prosegue per un sentiero che, in direzione Nord-Ovest, conduce alla località “Le Colobra” (650 m). L'ascesa continua sulla cresta del colle che fiancheggia il “Funno jo Vallone”, da dove è visibile la maestosa faggeta che si trova sulle pendici di Monte Lupone. Si continua a salire lungo la cresta arrivando in località “Jo Repecanino” (862 m), (nome che deriva dalla presenza di diversi esemplari di rosa canina), e infine sulla Punta dei Briganti (1.130 m). La vetta di questo monte costituisce un ottimo punto di osservazione per ammirare il paesaggio dei Monti Lepini ed in particolare sui pianori carsici del Campo di Segni e del Campo di Montelanico.

Quota partenza: 350 m
Quota massima: 1.130 m
Dislivello totale: 800 m
Difficoltà: media-elevata
Distanza: 10.000 m
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Tempo totale: 8h 30min
Ascesa: 4h 15min
Discesa: 3h 15min
Sosta pranzo: 1h 00min
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Itinerario
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Profilo Altimetrico
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Immagine 3D
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(Riproduzione riservata)

martedì 18 agosto 2015

Lettera di Cesare Panici a Papa Pio IX

 Nel 1867, un anno prima della sua cattura, avvenuta in Montelanico, Località "Framunti", il Brigante Cesare Panici scrisse a Papa Pio IX questa lettera proponendo la resa completa della sua banda in cambio della totale immunità:

Beatissimo Padre, Cesare Panici di San Lorenzo Capo Brigante, non che i suoi subalterni, trovandosi contro loro volontà, ma costretti per molte ragioni a menar vita di brigante nel territorio Pontificio, e non volendo fare tal vita insociale, chiedono perdono a Dio, a Sua Santità, e alla società intera. E per abbandonare tal vita, domandano la seguente grazia con li seguenti patti a Sua Beatitudine a SS.mo
1.a - che tutti i supplicanti siano graziati da qualunque condanna di morte, carceri, o pena che siasi.
2.a - che essendo tutti della provincia di Frosinone vogliamo essere trasferiti in un’altra provincia di questo Stato pontificio, e così menare una vita libera, e sociale.
3.a - Sottoscrivere il seguente precetto, che giammai riprenderebbero le armi per menare la suddetta vita Brigantesca, e commettere alcuna azione insociale, e così mancando vogliono essere tenuti alle più rigorose leggi.
4.a - Che per bene delle loro anime vogliono fare un mese di vita spirituale in un convento di frati da destinarsi da Sua Beatitudine;  e dotare dieci zitelle nella Venerabile Chiesa della Miracolosissima  Immagine Madonna del Soccorso posta nel territorio della Città di Cori, con la promessa ad ogni zitella la somma di scudi  venti, e ciò per una sola volta.
Se la bontà di Sua Beatitudine può, e vuole aggraziare li sunnominati con le suddette  condizioni, il Panici giura innanzi a Dio, che appena ricevuta la desiderata grazia, si presenta con tutti i suoi subalterni in una autorità Governativa pontificia.
Il sottoscritto baciandole il suo Sacro Piede ed implorando la Sua Benedizione Apostolica  per se, e i suoi subalterni, passa a segnarsi, Di Sua Santità, Dev.mo E Fedelissimo suddito Cesare Panici di San Lorenzo”

Fonte: Archivi Vaticani

giovedì 13 agosto 2015

Il brigante Cesare Panici


E chiudiamo con il Panici l'altro capobanda il quale, avendo rapito a Olevano Romano un certo Francesco De Pisi anch'egli possidente, ma non sentendosi sicuro da quelle parti, si trasferì con il sequestrato nei boschi di Collemezzo in compagnia d'un altro brigante: Giuseppe Pandolfi, in attesa che gli venisse consegnata la somma del riscatto. Occorre tener presente che i briganti trovavano in queste ed altre montagne la connivenza dei pastori che, per aver salvi i loro armenti, rifornivano i malviventi di viveri e munizioni, mettendoli anche al corrente del movimento delle truppe governative. Ugualmente, boscaioli e carbonari se la intendevano con i fuorilegge fino a quando non vennero emanate rigorose misure contro di loro.

Anche il Panici aveva i suoi manutengoli: di notte scendeva da Collemezzo per recarsi in una capanna in contrada «Framunti» ove lo attendevano i fratelli Flamini, l'uno detto «Caporuscio» e l'altro «Pezzone», pastori del gregge di proprietà di quel Francesco Rossetti di cui s'è parlato.

Il brigadiere Caporossi comandante la gendarmeria pontifìcia della zona, con l'appoggio di squadriglieri (pastori armati e aggregati, esperte guide di montagna), avendo ricevuto la «soffiata» da uno dei fratelli caprai, organizzò .l'appostamento. La notte del 21 dicembre del 1868, il «Caporuscio» volle offrire al «compare S. Giovanni» Cesare Panici una libagione più abbondante del solito, ma il vino, che era misto ad oppio, produsse gli effetti sperati; quindi ad un segnale convenuto i gendarmi aprirono il fuoco dall'esterno della capanna e cadde per primo il Pandolfi. Il Panici, benché ferito, ebbe la forza di difendersi ferendo due squadriglieri: Giuseppe Fraleone e Giovambattista Ercolani, ma alfine anche lui venne freddato con due fucilate. Il «Caporuscio», sfilata dalla mano del capobanda morto la rivoltella, nel maneggiarla, rimase ucciso dall'ultimo colpo rimasto nella canna dell'arma. Gli abitanti del paese vollero vedere nella morte del «compare» la punizione del tradimento; altri parlarono di «giudizio di Dio». All'indomani, i cadaveri dei due briganti, caricati su di un «barroccio», vennero trasportati a Frosinone.

Fonte:
Giovambattista Ronzoni
Ricerche sul Basso Lazio
(Arte - Storia – Archeologia – Folklore – Turismo)

martedì 11 agosto 2015

Il brigante Cima


Veniamo all'altro capobanda: il Cima. L'episodio che riferiamo, a distanza di 40 anni dal primo, si inquadra nel periodo in cui il brigantaggio, alimentato anche da fini politici dai legittimisti dell'ex re dei Borboni Francesco II, s'era organizzato in bande armate a scopo di vendetta e di rapina, assumendo proporzioni veramente pericolose per l'incolumità dei cittadini e il buon nome italiano in Europa. Di fronte alla recrudescenza del triste fenomeno, il Rattazzi prima (1862) e successivamente il Minghetti (1862-64) intrapresero una energica lotta di repressione con l'impiego di interi reggimenti, in pieno assetto di guerra, ai quali si aggiunsero anche le truppe del governo pontifìcio. Fu una lotta aspra e lunga che conobbe episodi di disumana spietatezza. I capi briganti, per citarne alcuni, avevano il nome di Andreozzi, Mazza, De Cesare, Parenti, Panici, De Girolamo, il Diecinnove e il Cima compreso. Essi compirono ogni sorta di delitti, spargendo il terrore nei territori di Veroli, Alatri, Castro dei Volsci, Pofi, Vallecorsa, Sonnino, Sezze, Bassiano, Amaseno, Carpineto Romano, Montelanico, Segni, Sgurgola e altrove.

Anche la banda del famigerato Cima fece parlare molto di sé. Dopo aver massacrato un intero distaccamento governativo nelle montagne di Veroli, il 27 maggio 1867 si portò nei Monti Lepini, riuscendo ad impadronirsi dei Signori Milani e Santopadre grandi possidenti di Segni. I due sequestrati vennero condotti nei boschi di Monte Lupone e per il riscatto i briganti chiesero 7.000 scudi. A tale notizia, i comandanti dei reparti dislocati in tutta la zona inviarono subito tre colonne che iniziarono un'azione concentrica di rastrellamento lungo le falde della montagna. Il Cima, vistosi braccato e privo di scampo, raggiunse quasi la sommità del Monte Lupone e nascose i due sequestrati in una cavità, sita in un punto impervio, detto «Serrone scarabeo», ricoprendone l'accesso con sassi e rovi. Una delle colonne, guidata dal Coli. Bartolini, raggiunse la località dov'erano i due malcapitati, però avendo trovato il fuoco ancora acceso e resti di cibarie e vino, ebbe la convinzione che i briganti fossero fuggiti; al contrario erano nascosti in quei pressi tanto che ascoltavano i discorsi e le imprecazioni della truppa! Come riferirono poi i due segnini. il Colonello Bartolini, dopo tre ore di appostamento, visto che le altre due colonne si dirigevano verso di lui, pensò di ritirarsi e il Cima che aveva tutto spiato, trovata la via libera, approfittò per darsi a fuga precipitosa con i suoi uomini. Il Milani e il Santopadre potettero raggiungere in serata le loro famiglie senza aver pagato il riscatto, ma duramente scossi per il pericolo corso.

Fonte:
Giovambattista Ronzoni
Ricerche sul Basso Lazio
(Arte - Storia – Archeologia – Folklore – Turismo)