Il banditismo sui Monti Lepini fu un fenomeno secolare. Alcuni documenti di archivio ne fanno cenno fin dal secolo XVIII, durante la Rivoluzione Francese, e successivamente nel periodo napoleonico dal 1800 al 1815 (prima fase), tanto da essere chiamato brigantaggio napoleonico. L’occupazione dello Stato Pontificio e la successiva prigionia dei pontefici Pio VI e PIO VII dettero un forte impulso alla “contumacia”, dapprima motivata dalla coscrizione militare obbligatoria, che portò alla renitenza alle armi e relativa fuga sui monti più sicuri, successivamente dalla lotta armata partigiana dei fedeli pontifici contro l’occupazione francese. Le forze napoleoniche dovettero sostenere una lunga vigilanza armata, istituendovi piazzeforti a Carpineto Romano, Sermoneta e Bassiano. Da motivi politico-sociali nacquero le prime bande di briganti sui Monti Lepini: Domenico Regno detto Diciannove con una ventina di aderenti bassianesi e carpinetani, la banda di Giovanni Rita di origine Sezzese, la banda dei fratelli Rossi presso Roccagorga e la banda dei Cinquanta nella più lontana Artena. Tutte di estrazione popolare e rurale. Dopo una serie di operazioni intese a far depositare le armi, successivamente alla caduta di Napoleone del 1815, e successivi abboccamenti, i briganti si dettero alla resa “non incondizionata”. Nei processi giudiziari che ne seguirono, tutti dichiarano indistintamente di aver cooperato alla caduta dell’Impero Francese e di aver diritto al perdono (verranno chiamati “impuniti”).
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Fonte LEPINI. GUIDA TURISTICA