Veniamo all'altro capobanda: il Cima. L'episodio che riferiamo, a
distanza di 40 anni dal primo, si inquadra nel periodo in cui il brigantaggio,
alimentato anche da fini politici dai legittimisti dell'ex re dei Borboni
Francesco II, s'era organizzato in bande armate a scopo di vendetta e di
rapina, assumendo proporzioni veramente pericolose per l'incolumità dei
cittadini e il buon nome italiano in Europa. Di fronte alla recrudescenza del
triste fenomeno, il Rattazzi prima (1862) e successivamente il Minghetti
(1862-64) intrapresero una energica lotta di repressione con l'impiego di
interi reggimenti, in pieno assetto di guerra, ai quali si aggiunsero anche le
truppe del governo pontifìcio. Fu una lotta aspra e lunga che conobbe episodi
di disumana spietatezza. I capi briganti, per citarne alcuni, avevano il nome
di Andreozzi, Mazza, De Cesare, Parenti, Panici, De Girolamo, il Diecinnove e
il Cima compreso. Essi compirono ogni sorta di delitti, spargendo il terrore
nei territori di Veroli, Alatri, Castro dei Volsci, Pofi, Vallecorsa, Sonnino,
Sezze, Bassiano, Amaseno, Carpineto Romano, Montelanico, Segni, Sgurgola e
altrove.
Anche la banda del famigerato Cima fece parlare molto di sé. Dopo aver massacrato
un intero distaccamento governativo nelle montagne di Veroli, il 27 maggio 1867
si portò nei Monti Lepini, riuscendo ad impadronirsi dei Signori Milani e
Santopadre grandi possidenti di Segni. I due sequestrati vennero condotti nei
boschi di Monte Lupone e per il riscatto i briganti chiesero 7.000 scudi. A
tale notizia, i comandanti dei reparti dislocati in tutta la zona inviarono
subito tre colonne che iniziarono un'azione concentrica di rastrellamento lungo
le falde della montagna. Il Cima, vistosi braccato e privo di scampo, raggiunse
quasi la sommità del Monte Lupone e nascose i due sequestrati in una cavità,
sita in un punto impervio, detto «Serrone scarabeo», ricoprendone l'accesso con
sassi e rovi. Una delle colonne, guidata dal Coli. Bartolini, raggiunse la
località dov'erano i due malcapitati, però avendo trovato il fuoco ancora
acceso e resti di cibarie e vino, ebbe la convinzione che i briganti fossero
fuggiti; al contrario erano nascosti in quei pressi tanto che ascoltavano i
discorsi e le imprecazioni della truppa! Come riferirono poi i due segnini. il
Colonello Bartolini, dopo tre ore di appostamento, visto che le altre due
colonne si dirigevano verso di lui, pensò di ritirarsi e il Cima che aveva tutto
spiato, trovata la via libera, approfittò per darsi a fuga precipitosa con i
suoi uomini. Il Milani e il Santopadre potettero raggiungere in serata le loro
famiglie senza aver pagato il riscatto, ma duramente scossi per il pericolo
corso.
Fonte:
Giovambattista RonzoniRicerche sul Basso Lazio
(Arte - Storia – Archeologia – Folklore – Turismo)