martedì 11 agosto 2015

Il brigante Cima


Veniamo all'altro capobanda: il Cima. L'episodio che riferiamo, a distanza di 40 anni dal primo, si inquadra nel periodo in cui il brigantaggio, alimentato anche da fini politici dai legittimisti dell'ex re dei Borboni Francesco II, s'era organizzato in bande armate a scopo di vendetta e di rapina, assumendo proporzioni veramente pericolose per l'incolumità dei cittadini e il buon nome italiano in Europa. Di fronte alla recrudescenza del triste fenomeno, il Rattazzi prima (1862) e successivamente il Minghetti (1862-64) intrapresero una energica lotta di repressione con l'impiego di interi reggimenti, in pieno assetto di guerra, ai quali si aggiunsero anche le truppe del governo pontifìcio. Fu una lotta aspra e lunga che conobbe episodi di disumana spietatezza. I capi briganti, per citarne alcuni, avevano il nome di Andreozzi, Mazza, De Cesare, Parenti, Panici, De Girolamo, il Diecinnove e il Cima compreso. Essi compirono ogni sorta di delitti, spargendo il terrore nei territori di Veroli, Alatri, Castro dei Volsci, Pofi, Vallecorsa, Sonnino, Sezze, Bassiano, Amaseno, Carpineto Romano, Montelanico, Segni, Sgurgola e altrove.

Anche la banda del famigerato Cima fece parlare molto di sé. Dopo aver massacrato un intero distaccamento governativo nelle montagne di Veroli, il 27 maggio 1867 si portò nei Monti Lepini, riuscendo ad impadronirsi dei Signori Milani e Santopadre grandi possidenti di Segni. I due sequestrati vennero condotti nei boschi di Monte Lupone e per il riscatto i briganti chiesero 7.000 scudi. A tale notizia, i comandanti dei reparti dislocati in tutta la zona inviarono subito tre colonne che iniziarono un'azione concentrica di rastrellamento lungo le falde della montagna. Il Cima, vistosi braccato e privo di scampo, raggiunse quasi la sommità del Monte Lupone e nascose i due sequestrati in una cavità, sita in un punto impervio, detto «Serrone scarabeo», ricoprendone l'accesso con sassi e rovi. Una delle colonne, guidata dal Coli. Bartolini, raggiunse la località dov'erano i due malcapitati, però avendo trovato il fuoco ancora acceso e resti di cibarie e vino, ebbe la convinzione che i briganti fossero fuggiti; al contrario erano nascosti in quei pressi tanto che ascoltavano i discorsi e le imprecazioni della truppa! Come riferirono poi i due segnini. il Colonello Bartolini, dopo tre ore di appostamento, visto che le altre due colonne si dirigevano verso di lui, pensò di ritirarsi e il Cima che aveva tutto spiato, trovata la via libera, approfittò per darsi a fuga precipitosa con i suoi uomini. Il Milani e il Santopadre potettero raggiungere in serata le loro famiglie senza aver pagato il riscatto, ma duramente scossi per il pericolo corso.

Fonte:
Giovambattista Ronzoni
Ricerche sul Basso Lazio
(Arte - Storia – Archeologia – Folklore – Turismo)