venerdì 7 agosto 2015

Episodi di brigantaggio del secolo scorso nei Monti Lepini


Rievocare, ai nostri giorni, episodi di banditismo del secolo scorso è come trattare un argomento più che di attualità, ma nello stesso tempo e sotto certi aspetti superato, di fronte a ciò che assistiamo da qualche anno a questa parte in Italia e altrove. Lontani dal voler fare una diagnosi, e tanto meno la storia del triste fenomeno che dilaga da un continente all'altro, dobbiamo purtroppo ammettere che la criminalità, tutt'uno con il brigantaggio, è sempre esistita pur con forme e metodi diversi ed è sempre stata una delle piaghe più nefaste della società. Se un tempo si preferivano gli appostamenti lungo le vie carrozzabili o ai margini dei boschi, protetti dalle ombre della notte, oggi, in pieno giorno si assaltano banche, negozi, corriere e treni, si svaligiano appartamenti, si sequestrano individui e, ultima delle novità è subentrata la pirateria aerea, che mette in serio pericolo centinaia di innocenti e tranquilli passeggeri. Anche i mezzi di offesa sono mutati: ai tromboni, alle doppiette, alle carabine si sono sostituite le bombe a mano, il tritolo e il mitra. Non è da credere tuttavia che i briganti di un tempo fossero meno aggressivi e feroci dei delinquenti di oggi: ricatti, assassinii d'ogni sorta, rapine, incendi, distruzioni di messi, carneficina di bestiame, martirii più raffinati erano all'ordine del giorno. Gli episodi che ci accingiamo a narrare non presentano però nulla di raccapricciante; si tratta di normali colpi di mano a scopo di furto o di ricatto e i protagonisti sono tre famosi capobanda: Gasparoni, Cima e Panici.
 

Fonte:
Giovambattista Ronzoni
Ricerche sul Basso Lazio
(Arte - Storia – Archeologia – Folklore – Turismo)